Il Panda non si estinguerà mai.

mercoledì, novembre 26, 2008

Forse.



Forse è bello avere un posto dove tornare.
E’ bello dire arrivederci e sapere che è un orizzonte.
Forse bisognerebbe usare meno condizionali, o amarli per la necessità del dubbio.
Purché non sia di ingannarsi.

Forse bisogna domandarsi sempre ed essere viglili,
o forse l’istinto è il solo che paga.
Forse ci sono strade che sanno essere morbide, non hanno attrito sulle ruote
e lasciano libere le discese.
E allora forse non ho paura del vuoto.

Forse siamo quello che siamo e non potremmo essere altro.
E sempre forse si è ciò che si decide di essere.
Ma non c’è un quando.

Quando dire forse, quando guardarsi, quanto volerlo.
Quanto essere giusto e quando sbagliare.
Forse.

martedì, novembre 25, 2008

Era noi.



Entro dalla porta,
come quasi sempre si entra
e inciampo col gusto di farlo
a sottolineare la mi presenza.
Debolmente ma con la FORZA.

Violenza agli oggetti,
a ricordi non miei
a ciò che è bello perché non mi riguarda,
una stanza.
Bollette e cambiali.

Non c’è abbastanza luce, non c’è abbastanza odore.
Ma ci siamo noi a saccheggiarla, di sguardi, mani e altre inutilità.
Ed è una parentesi.
Come tante altre.
Chiudiamoci alle spalle.
In due. o tre.

Ti ricordi Ferrari?

lunedì, novembre 03, 2008

Dopo il caffè, l'amaro.




Ricominciare.
Adesso si ricomincia. Non sto ricominciando davvero.
E’ solo una frase, ed è quella che sento più spesso. E non la sento solo con le orecchie.
Ci sono due modi di ricominciare: col cuore gonfio e col cuore vuoto.
Col cuore gonfio: peggio di un figlio di 12 chili nel ventre di una formica mammifera.
Spinge, vuole uscire, è propositivo e cambierà il mondo (certo che non lo cambierà, ma è la sensazione che conta).
Col cuore vuoto: la formica mammifero è stanca, vuole solo un buco dove non dover cominciare proprio niente. E vuole stare sola. Perché gli altri stiano meglio.
Il mio cuore non è ne l’uno ne l’altro.

Presente, passato e futuro.
Il passato vive attraverso ricordi che è meglio negare, il futuro è sempre e comunque un ipotesi.
Il presente è l’unico tempo che si vive col giusto spessore. E allora esaltiamolo.
A questo punto se stai leggendo stai gia dicendo “cazzate”. Come vuoi, ma.
Al passato ti ci aggrappi e ti diverti a prolungarne i dolori perché, certo, è più dura ammettere che ora è un tempo inutile, che si possa anche scordare e farsi scordare, che tentare l’immortalità nella vita degli altri. Al futuro ti ci aggrappi per la possibilità di negare in sé.
In ogni caso restano sempre due buoni alibi.
La mia ragione non è ne per l’uno ne per l’altro.
Ma il punto vero è che Nessuno mi parla di presente, mai.
E davvero, se c’è qualcuno che sappia spiegarmelo, il perché, lo faccia.
Poi me ne ritorno al silenzio, giuro.
E non ditemi perché il presente è una merda, che vi cavo gli occhi.
Troppo facile.

Amore.
C’è chi lo trova inebriante con quel gusto dell’ignoranza di se stessi e dell’altro, nell’esaltazione dell’Altro che si decide di amare e di non conoscere.
C’è chi non ci crede e si accontenta di un amica a cui dire ti amo.
Forse una terza via andrebbe sperimentata.
Ad amare sono buoni anche i cani. Voler bene a qualcuno è cosa complessa.
E davvero nessuno ha le palle di farlo. Forse i cani.
Ma io non sono ne l’uno, ne l’altro.

Vita.
Non so veramente cosa dire.
Il problema, forse, è che so di essere l’Uno e l’Altro.